Esordiente. Chi è uno scrittore esordiente? Quali sfide deve affrontare in un mondo editoriale complesso, tra grandi gruppi, editori indipendenti e lettori sempre più bombardati da novità?
Si è aperta una nuova era della scrittura?
Ogni scrittore e scrittrice affermati sono stati, un tempo, degli esordienti.
Pubblicare la prima opera è il coronamento di un sogno letterario, ma anche il concretizzarsi di un percorso fatto di tappe non semplici e che coinvolge moltissime figure che orbitano nel mondo editoriale (e che spesso restano nell’ombra).
Esordire significa fare il proprio ingresso sulla scena, sperando di portare qualcosa di nuovo, di mai sentito o di destabilizzante.
Il mondo dell’editoria è cambiato, forse addirittura rivoluzionato, in molti aspetti: dall’irrompere dei supporti digitali per la lettura all’espandersi del mondo social, soprattutto durante la pandemia, con il suo turbinio di dirette, bookstagrammer e booktoker che imperversano sui nostri schermi.
Una moltitudine di voci, opinioni, suggerimenti e stimoli che stanno imponendo alle case editrici una velocità nella risposta alle tendenze del mercato (spesso correndo dietro e non anticipando i temi, come forse dovrebbe essere) e stanno offrendo agli scrittori una varietà di canali per potersi far conoscere al pubblico. O no?
In questa nostra era digitale, come fa un esordiente a non essere fagocitato dal mondo rutilante dei social? Come può non scomparire nel mare magnum delle proposte editoriali che a centinaia vengono buttate sugli scaffali delle librerie ogni mese? In questo articolo proviamo a ragionare su cosa significa essere un esordiente nell’era di Tik Tok, dove i confini del classico storytelling sembrano sciogliersi, dove la possibilità di avere un pubblico pressoché sterminato può rivelarsi terrificante e dove la democratizzazione dell’editoria ha permesso a tante voci di ottenere visibilità, ma ha anche intaccato il modo di lavorare delle case editrici.
Un mondo editoriale liquido: social media, self-publishing e ispirazioni globali
Essere un esordiente significa aver a che fare con un contesto letterario globalizzato, dove non ci sono potenzialmente limiti all’accesso a informazioni, stimoli e contatti.
“You can’t be a good writer without being a good reader first.”
Jeff Kinney, autore di Diario di una schiappa
Uno scrittore dev’essere un lettore forte, capace di navigare tra i generi e disposto anche ad affrontare temi e stili che non trova congeniali a sé, ma che per questo motivo possono fornire numerosi stimoli per definire il proprio stile.
Il nostro mondo digitale, dove le distanze sono pressoché nulle e dove si ha la possibilità di accedere a una quantità di informazioni, temi e pubblicazioni, è di certo un contesto che fornisce a uno scrittore esordiente il modo di trovare il suo spazio, oltre a trovare l’ispirazione e la strada giusta per la sua opera.
Inoltre, oggi un esordiente può entrare più facilmente in contatto con il mondo dell’editoria grazie ai social, che restringono le distanze con gli addetti ai lavori e consentono un rapporto molto più diretto tra scrittori ed editori.
In tutto questo non si può dimenticare che molti esordienti scelgono il #self-publishing. Ma la libertà di pubblicare in modo indipendente comporta anche il doversi assumere dei ruoli, dall’editor al marketing, che in una casa editrice sono ricoperti da professionisti. E molto spesso, i risultati di un’opera pubblicata in self non sono lusinghieri.
È vero che questa libertà permette grande autonomia nella gestione dei tempi e nel controllo di tutte le fasi di lavorazione del libro, da quella creativa a quella pratica della pubblicazione e dell’eventuale distribuzione; ma è altrettanto vero che spesso un autore esordiente può non avere contezza di quanto impegno richiede la pubblicazione di un libro, trovandosi quindi in difficoltà nella realizzazione del suo progetto.
Gestire un libro in autonomia può anche voler dire costruire un rapporto molto più diretto con i propri lettori, che possono essere coinvolti attraverso i social e anche tramite eventi offline come letture pubbliche e presentazioni; è vero che, con un po’ di dimestichezza, ognuno di noi può imparare ad usare gli strumenti di promozione digitale, ma in una casa editrice o in un’agenzia c’è chi lo fa di lavoro e certamente può guidare un esordiente passo passo, risparmiandogli tempo e, qualche volta, arrabbiature (per non dire altro!).
Pubblicare nell’era digitale: il ruolo delle case editrici indipendenti
Oggi i nuovi scrittori hanno una pletora di opzioni a loro disposizione per pubblicare, molte delle quali permettono di bypassare quasi del tutto il classico canale tradizionale delle case editrici.
Ciò ha reso di certo la scrittura più democratica e inclusiva, ma ha anche messo in evidenza quanto affidarsi solamente alle proprie capacità spesso non si la strategia migliore per conquistarsi uno spazio e portare la propria opera all’attenzione dei lettori (leggi: vendere libri).
Per questo chiunque voglia esordire come scrittore dovrebbe valutare attentamente quale strada prendere: se è vero che il mondo social offre tantissimi spunti e tante possibilità di promuoversi e farsi conoscere, è anche vero che richiede studio e non si si può improvvisare.
Affidarsi a un’agenzia, anche piccola, o proporsi a una casa editrice indipendente può essere il mezzo per avere innanzitutto un’opinione esperta sul proprio lavoro, oltre a un supporto professionale in tutte le fasi di vita del libro.
Le case editrici hanno ancora un ruolo cruciale nel sostenere gli esordienti, soprattutto quelle indipendenti perché se scelgono un progetto investono moltissime energie per fargli avere il giusto riscontro: pubblicando pochi titoli all’anno, una CE indipendente tende a seguire il proprio autore passo per passo, curando la sua opera in ogni minimo particolare.
Pro e contro dell’essere esordiente nell’era digitale
I pro forse li abbiamo già messi in evidenza nei paragrafi precedenti: libertà di recupero delle fonti, pubblico potenzialmente globale, possibilità di controllare personalmente la pubblicazione e la promozione della propria opera, semplificazione nell’accesso ai canali di vendita.
Ok, benissimo! Un eldorado?
Ehm, non proprio.
Quindi, ahimè, è venuto anche il momento di elencare i contro:
- Emergere in un mercato sovraffollato: centinaia di migliaia di libri competono ogni anno per accaparrarsi l’attenzione dei lettori e trovare il proprio posto al sole è più che complicato.
- Investimento massiccio di tempo e risorse: soprattutto se si sceglie il self-publishing, si deve mettere in conto una notevolissima quantità di tempo e, spesso, anche di denaro nel pubblicare e promuovere la propria opera.
- Impegno nella costruzione di un pubblico: un esordiente potrebbe non avere già un pubblico a cui parlare, il che significa doversi costruire una fanbase che diventi poi il pubblico che acquista e legge il nostro libro. Le CE hanno reti consolidate di promozione che possono rendere molto più facile raggiungere un pubblico più ampio in un mercato molto competitivo.
Quindi, ai potenziali esordienti facciamo il nostro in bocca al lupo e ricordiamo di leggere, conoscere e informarsi più che possono non solo per poter scrivere meglio ma anche per apprendere e sentirsi parte del mondo editoriale.
Sia che scegliate la via del self-publishing o che decidiate di affidarvi a un’agenzia o una casa editrice indipendente come la nostra, credete nel vostro progetto e siate anche pronti a raccogliere i consigli e qualche volta anche le critiche.
Pubblicare un libro è un’avventura incredibile ma, come per tutte le grandi avventure, è necessario partire con l’attrezzatura giusta!
Per approfondire:
Consigli agli scrittori esordienti dalla Penguin
Pubblicare con una casa editrice indipendente: l’opinione di due agenti letterarie – dal blog di Jane Friedman