I premi letterari: abbiamo già fatto un brevissimo excursus su questo tema nel nostro articolo precedente che potete recuperare qui. Abbiamo elencato i tre principali premi letterari italiani cercando di capire con quali criteri di massima questi premi vengono assegnati e quale sia la loro storia.
Ma a che serve partecipare a questi premi? Sono ancora utili per promuovere la letteratura “di qualità”?
Analizziamo la questione da due punti i vista: a cosa serve parteciparvi e a cosa serve vincerli
A cosa serve partecipare ai premi letterari
Per un neofita nel mondo della scrittura e dell’editoria partecipare ad un premio letterario ha di certo alcuni vantaggi, spesso neanche troppo valorizzati: mettersi alla prova e subire un giudizio (sempre utile per chi inizia), provare a crearsi un pubblico e farsi pubblicità e cominciare a collaborare con la casa editrice che lo ha pubblicato ad un livello superiore.
Anche riuscire a rientrare tra i finalisti di un premio letterario spesso porta molti riscontri: un caso eccellente è quello di Elena Ferrante, tradotta in decine di lingue e venduta in tutto il mondo, che ha partecipato allo Strega con L’amore molesto ma non lo ha vinto.
Certamente partecipare a un premio permette di mettersi in evidenza o perlomeno di tentare di evidenziare la propria opera.
Un riconoscimento non solo rafforza l’autostima dell’autore, magari incoraggiandolo a proseguire il suo sforzo creativo, ma rappresenta anche una convalida della sua vena e del suo talento.
Qualcosa che funziona anche per uno scrittore già affermato, che potrebbe vedere nella partecipazione a un premio anche un nuovo trampolino di lancio per i suoi titoli.
Un ruolo fondamentale e anche occulto (ma non troppo) ce l’hanno gli uffici stampa delle case editrici che in prossimità della votazione si spendono con promozione, contratti, curatele, campagne mail…
Il tutto perché partecipare va bene, garantisce comunque visibilità per diverse settimane e di certo ha un impatto positivo sulle vendite, ma volete mettere vincere il premio…
Vincere un premio letterario: la gloria e le ombre
La vincita di un premio letterario a volte cambia la vita.
Altre volte no e nemmeno garantisce di restare nella mente del pubblico di lettori (eccetto forse in quella dei critici), ma è dimostrato che la fascetta rossa che spesso si utilizza per avvolgere i libri vincitori ha un certo potere.
Innanzitutto aumenta la visibilità dello scrittore: a vincere è l’opera, ma la prima e più alta eco è quella che arriva per l’autore. Soprattutto se è un esordiente o ha da poco fatto il suo ingresso nel mondo editoriale, “fare il botto” vincendo un premio di certo conferisce una certa notorietà.
Il caso più recente e anche il più commovente è stato quello di Ada D’Adamo, vincitrice dello Strega nel 2023 con Come d’aria e scomparsa poco prima di ricevere il premio.
Inoltre è indubbio che la vincita di un premio spinge la vendibilità del libro: non solo grazie al continuo battage pubblicitario delle case editrici e alla fascetta sulla copertina, ma perché essere segnalati in un premio letterario funziona come segnalibro per il lettori, aiutandoli nella scelta tra le migliaia di titoli che ogni anno escono in Italia.
Intendiamoci: vincere NON è un vantaggio automatico.
La storia dei premi annovera diversi casi opere vincitrici che, passato il boom mediatico, sono cadute nel dimenticatoio (ne fa una bella rassegna l’articolo di Cristiano de Majo su Rivista Studio che potete leggere qui) e che risultano nelle liste dei fuori catalogo; ci sono ovviamente anche i casi di chi grazie a un premio è riuscito a imporsi sul palcoscenico e vendere migliaia di copie.
Ma è innegabile che, volenti o nolenti, anche solo la nomination a un premio può aumentare le vendite, la fama dello scrittore e la creazione di una certa fidelizzazione nei lettori più affezionati.
Come addendum, vincere o essere in un pool ristretto di autori finalisti aiuta gli autori, almeno quelli emergenti, a costruire relazioni e connessioni con la comunità letteraria, spesso chiusa e ristretta, portando opportunità di networking, stimoli e motivazione oltre che proficui scambi di idee.
Insomma partecipare aiuta. E vincere ancora di più. Nonostante l’ambiente dei premi sia sempre più criticato, sembra ancora mantenere il suo fascino un po’ elitario e il suo effetto sul mercato.