Se hai letto il nostro post dedicato sai bene cos’è un podcast.
Ma se non lo hai fatto, eccoti un brevissimo riassunto: un podcast è uno show, cioè un programma audio (e a volte anche corredato da video) registrato in modalità digitale e reso disponibile su Internet attraverso un sito web o una piattaforma apposita.
Proprio l’esistenza di piattaforme dedicate, che funzionano di fatto come aggregatori e che possono essere gratis o a pagamento, rende il podcast un contenuto estremamente agile, dal momento che i file possono essere ascoltati online oppure scaricati.
Bene, ora si capisce il successo che i podcast stanno avendo negli ultimi anni. Ma a cosa serve registrarne uno?
Perché questo contenuto digitale è uno strumento sempre più usato per raggiungere la propria platea di fruitori?
Come si può facilmente intuire, il podcast è uno contenuto essenziale che potenzia il Content Management, al pari di un video o di un blog: consente di dare valore e arricchire la presenza digitale di chi decide di registrarlo, distribuendo i tuoi contenuti in modo semplice ed efficace.
Ma, a differenza di un blog, presenta delle caratteristiche peculiari che lo rendono estremamente più appetibile, vediamo insieme quali.
È facilmente fruibile anche facendo altro.
Il grande vantaggio del podcast rispetto al blog sta nel fatto che il blog lo devi leggere.
Ora, leggere è un’attività straordinaria (non per niente stai leggendo un articolo in un blog!) ma non nascondiamocelo: è una cosa faticosa, perché che coinvolge in maniera attiva tutto il lettore e necessita di attenzione continua, quindi può essere svolta solo in determinati momenti e quando non si è distratti da altri compiti o impegni.
Ascoltare un podcast invece è un’attività più “passiva”, che è possibile svolgere anche facendo altro, tipicamente guidando, ma anche correndo, cucinando e, perché no, addirittura lavorando. Tanto, se perdi il filo, puoi tornare indietro e riascoltare.
Ma potresti obiettare: anche un video lo si può lasciare in sottofondo e se ci si distrae è possibile tornare indietro e ripartire.
Vero, ma anche il video presuppone la tua attenzione se non uditiva almeno visiva, perché spesso le immagini sono portatrici di contenuto più dell’audio (che potrebbe quasi inesistente), mentre un contenuto audio di questo tipo è più flessibile anche del video.
Più fruibile dalla gente pigra. E la gente, di base, è pigra.
Consente di ottimizzare il proprio tempo
In genere passare un’ora o più in auto, magari tutti i giorni, per recarsi al lavoro è considerato dai più tempo buttato. Tempo che però può divenire “ben speso” ascoltando un podcast su un argomento di nostro interesse: attualità, economia, letteratura, true crime, perfino quelli che in tempi ora percepiti come antiliduviani, si chiamavano “radiodrammi” e che ora sono tornati in grande spolvero proprio grazie a questo nuovo formato.
È quasi impossibile non trovare un contenuto che risponda alle nostre esigenze e questo lo rende una fonte immensa di scoperte.
Per questo le persone più attive e produttive, quelle che hanno costantemente la sensazione di perdere tempo se non sono impegnati in qualcosa, potranno trovare nell’ascolto di questi audio una validissima attività complementare in quei “tempi morti”.
Fa figo, sia che lo ascolti o che lo produci
Diciamoci la verità: oggi se non hai una playlist di podcast da seguire sei guardato quasi con sospetto. Ma a parte gli scherzi, ormai è diventato talmente diffuso che non si può non aderire al movimento.
Ti dirò di più: passare da ascoltatore a produttore, soprattutto se sei un #Imprenditore o un #LiberoProfessionista, potrebbe darti quella spinta reale per costruirti in breve tempo e con risultati duraturi la fama di esperto o l’aura del guru.
Metterci la faccia, o meglio la voce, e parlare della propria impresa, della propria esperienza e e perché no, anche dei propri fallimenti, consente entrare in empatia con chi ascolta e se poi i nostri contenuti sono preparati e studiati a dovere, di diventare un punto di riferimento per il target di clienti che si vuole raggiungere.
Molto più del blog, che ha un tempo di persistenza molto più basso, il podcast rimane sui dispositivi di chi l’ha scaricato e tramite sapienti attività di remarketing la tua esperienza sarà riconosciuta da un numero sempre crescente di persone. Un vantaggio che non tutte le attività digitali e offline possono darti.
È semplice da realizzare, ma…
Per realizzare un podcast non servono grandissimi investimenti, né tecnici esperti: basta uno smartphone o un computer, un microfono di discreta qualità, qualche software gratuito di editing audio (Audacity ad esempio, ma anche quelli a corredo di qualsiasi Mac) e una piattaforma che ti consenta la pubblicazione e la distribuzione del tuo prodotto (Spreaker è una di queste).
Registrare non è complicato e se ci prendi la mano puoi inserire musica di sottofondo, crearti un piccolo jingle o addirittura una sigla: basta un po’ di curiosità, tempo e voglia di provare.
Ma c’è un MA.
L’utilizzatore del podcast è in genere evoluto, molto più evoluto di quello dei video, e comparerà la qualità del tuo podcast con la qualità della tua proposta, quando non addirittura con la qualità di te, nel bene e nel male.
Ciò significa che se il prodotto è raffazzonato, poco curato, con uno script approssimativo e qualche difetto audio, l’ascoltatore penserà che la tua proposta sia di scarso valore o che addirittura tu stesso sia di scarso valore.
Viceversa se il contenuto è ben fatto, con il giusto equilibrio tra parlato e suono, ben progettato ed editato, passato per le sapienti mani in post produzione, magari con musiche equalizzate con la voce, senza riverberi, suoni secondari o accidentali, allora chi ti ascolta percepirà la qualità dell’impegno e del contenuto che gli stai offrendo e potrebbe trasferire la professionalità del podcast con la tua.
Una arma molto potente, con la popolarità in crescita ed ancora relativamente poco utilizzata.
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